Un’artista a tutto tondo, francese ma ormai di stanza in quel di Venezia, Miranda Cortes ci regala un disco che dal titolo mette in chiaro tutto: Il coraggio.
Va subito detto che l’ascolto che ci troveremo di fronte è quanto di più libero e “anarchico” possa esserci almeno nel perimetro immediato delle proposte discografiche facilmente raggiungibili. Un’artista a tutto tondo, francese ma ormai di stanza in quel di Venezia, Miranda Cortes ci regala un disco che dal titolo mette in chiaro tutto: Il coraggio.
Ebbene sì, ci vuole coraggio nel violentare le abitudini, nel ricercare forme nuove e soprattutto nel dare al suono un ruolo fondamentale alla narrazione che poi, tradotte in una recensione, diviene impossibile fotografarle con poche parole. Un disco dove la candida voce della dolcezza poetica della Cortes (e qui il francese gioca un ruolo fondamentale) sembra quasi mettersi in un piano secondo rispetto all’impalcatura sonora dove impera la fisarmonica (o forse dovremmo chiamarla Accordéon) di cui lei è maestra.
E le composizioni raramente ci lasciano un appiglio di forme sicure come accade ad esempio in Le Tharn, nonostante la sua coda prenda derive che non sbaglierei a definire psichedeliche. Com’è acida e psichedelica e quasi “progressiva” la fisarmonica di quasi tutto il disco una volta lasciate le linee guida delle melodie portanti (progressiva quasi nel vero senso del termine se non fosse che la fisarmonica richiama la Provenza più che l’Inghilterra degli Emerson Lake and Palmer).
E la voce di Prière Dans La Nuit, meravigliosa tinta che molto ha della scrittura folk di un Daniel Blumberg (non a caso anche lui di Londra) e di quel certo gusto dissonante di cantare le note che ha Micah P. Hinson. E se non bastasse tutto questo provate a immaginare l’ostinazione e quel senso di soffocamento che c’è dentro Il treno con una chitarra elettrica quasi punk a corredo.
L’omaggio a Jacques Brel con Le Diable, Ça Va mette in scena la teatralità della Cortes, caratteristica che spesso ci verrebbe da sottolineare in ogni angolo di questo lungo viaggio sonoro e compositivo. Teatralità che dal punto di vista visivo un poco “soffre” nel video di Cortango (ma è anche vero che la Cortes si mostra accanto ad un pilastro della Commedia dell’Arte come Eleonora Fuser). E se vi dicessi che il brano Valse Lunaire se non è grunge/rock, poco ci manca? Eppure siamo sempre dentro il suono di un Accordéon, non dobbiamo mai dimenticar...
E la Cortes chiude questo lungo percorso con una vera chicca di avanguardia sonora, dentro cui la sua voce recitante si fa coccolare solo e soltanto da un’elettronica firmata da Simone Faliva, scene di periferia, ghetti notturni, sospensioni urbane che portano l’ascolto su un binario che rivoluziona totalmente ogni attesa e allo stesso tempo non ci trova imprepara...
Il coraggio è davvero un disco che celebra a suo modo l’avanguardia sempre lasciando alla fisarmonica il compito primo di narrare dentro una forma canzone come anche di violentare le abitudini della stessa. Dunque a chi si avvicinerà all’opera si consiglia di cuore la resa e l’immersione totale perché troverete scenari assai difficili da raccontare.